La cultura di un paese, l’artigianato locale, le vicende dei quartieri, le porte che hanno ancora l’uscio socchiuso e le sedie pronte per i dialoghi. La possibilità di dare voce a luoghi fisici e luoghi virtuali, perché fino a quando le persone riempiono e vivificano uno spazio, lo spazio stesso si crea. La mission di Cittanet prova a rispondere alla necessità degli spazi comuni di non disperdersi ma di restare vivi e vitali, parte integrante della collettività della rete, sfruttando l’energia autonoma della propria zona.
Nel 1991 si diffondeva anche in Italia il libro anarco-utopistico “T.A.Z. La zona autonoma temporanea”. Il suo autore, noto con lo pseudonimo di Hakim Bey, è venuto a mancare alla vita terrena il 22 maggio 2022; nella sua opera condensò intensi percorsi di vita, in solitudine e in collettività. Bey fu tra i principali esponenti della controcultura americana del Secondo Dopoguerra, ma trascorse anche lunghi anni in India, Pakistan e Iran, dove approfondì gli studi sul sufismo e sul misticismo. Poeta e saggista libero e visionario, il suo pensiero è stato recentemente definito “immediatismo” o “anarchismo ontologico”.
Negli ultimi due decenni, “T.A.Z.” si sono auto-definiti festival, centri sociali, feste evasive e sognanti di ogni genere, accomunati da quella spinta immediata, non-mediata, di dare voce a micro-comunità, spesso situazionali e definite nel tempo, indipendenti dal potere imperante e inglobante che rischiava, proprio nei primi anni 2000, di inghiottire la tipicità delle peculiarità che per natura, dal basso delle comunità e non dall’alto delle istituzioni generali, semplicemente ex-sistono: escono fuori, si manifestano spontaneamente, gridano il loro (diritto di) stare-nel-mondo.
Il mondo resta un mondo comune, abitato da tutti e, certamente, comandato da forze (tra le altre) che scaturiscono dall’alto e dal basso. La necessità attuale, nel mondo che cresce esponenzialmente con noi che gli corriamo dietro per restare al passo (ma perdendoci pezzi), è quella di recuperare le singolarità, la ricchezza delle autonomie. Lasciare che si esplichi l’arte spontanea di dare voce ai propri luoghi, per contribuire con le proprie energie alla collettività, dal singolo e proprio cerchio vitale fino ai cerchi più ampi e comprensivi.