Recensione Misinformation: le dinamiche sociali che creano viralità

Recensione Misinformation: le dinamiche sociali che creano viralità

Torniamo a bomba sull’informazione. Parliamo del libro di Walter Quattrociocchi, giornalista e studioso delle bufale online e Antonella Vicini, laureate in lettere e giornalista professionista freelance, “Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità”. 

Il titolo la dice lunga: la disinformazione sul web, cosa fare?

Si parte da un panorama sui meccanismi della formazione e della fruizione delle informazioni contenute sui social, in particolare Facebook e Twitter, alle dinamiche di contagio sociale. Il tutto condito da puntuali riferimenti di attualità, di riflessione, di osservazione.

Il World Economic Forum ha inserito disinformazione digitale tra i rischi globali

Il World Economy Forum, una fondazione senza fini di lucro, che discute delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare, già nel 2013, descriveva la disinformazione come un rischio globale, capace di avere risvolti politici, geopolitici e perfino terroristici.

Nel libro, infatti, si spiega che questa è proprio l’era dell’informazione: “siamo sempre informati su tutto, e non perdiamo mai occasione per puntualizzare la nostra opinione”. Questo libro nasce proprio dalla “curiosità di ricercare, di ricostruire, di mappare i comportamenti della nostra società, senza troppi manierismi speculativi. Forse è anche un modo per guardarsi allo specchio, accertarci e imparare a sorridere di noi stessi.”

E’ ormai accettato che l’informazione viaggia alla velocità della luce, ma meno visibile è il modo in cui avviene questa diffusione virale di informazioni errate o fuorvianti.

La cultura partecipativa

McCombs formula un concetto chiave in questa ricerca: il bisogno di orientamento. Ognuno di noi, quando entra in contatto con cose che non conosce, o che non conosce abbastanza, ha bisogno di punti di riferimento.

Nel mondo dei media ogni informazione “ha diritto di cittadinanza”, dove lo spettatore, secondo la definizione di McCombs, ha una parte attiva, diventa un utente-autore-fruitore. Ecco che bisogna parlare di cultura partecipativa: “non esiste più la netta separazione fra chi produce informazioni e chi le consuma, ma partecipanti che agiscono e interagiscono secondo le regole che nessuno conosce pienamente”. Definita anche “Intelligenza collettiva”, una sorta di illuminismo riuscito.

Le dinamiche sociali: la confirmation bias

Il libro, dopo aver spiegato ampiamente, attraverso esempi concreti, l’intelligenza collettiva, passa poi all’aspetto sociale. Come si svolgono poi le dinamiche sociali?

Per far questo, i due studiosi dividono gli utenti di Facebook in due categorie: coloro che seguono pagine scientifiche e coloro che seguono la cosiddetta informazione “alternativa”.

Le due principali correnti si differenziano tra di loro per una diversa narrazione: la prima segue la narrazione main, quella ufficiale, la seconda segue una narrazione antagonista al sistema. La tendenza osservata è che entrambi i gruppi si “riuniscono attorno alla narrazione scelta”, creando due poli distinti e infuocati, che non leggono e non seguono altro se non ciò che hanno deciso di credere.  Chi seguirà la corrente ufficiale, non potrà mai leggere o seguire la corrente della narrazione antagonista.

Si creano due poli netti, non importa ciò che è scritto, l’importante è che sia coerente con la narrazione di riferimento. Il processo di accettazione è determinato dalla tendenza di ogni individuo a conservare il proprio sistema di credenze: la selezione e l’interpretazione delle informazioni è legata alla conferma del proprio sistema, e la ricerca di nuove informazioni ha il solo compito di rafforzare l’idea predominante.

La confirmation bias: un meccanismo di psicologia cognitiva, con cui si intende la predisposizione dell’individuo ad accettare le sole informazioni che siano aderenti al proprio sistema di credenze.

Le echo chamber diventano il megafono di queste informazioni, che amplificano gli utenti e le condivisioni, arruolando altri mercenari. Perché? Per ciò che abbiamo detto prima, la polarizzazione: chi segue la corrente ufficiale arruola e parla con altri della propria barricata, e viceversa.

Manzoni e gli untori, come l’ebola

Ricordiamo tutti la storia degli untori raccontata dal nostro Alessandro Manzoni? Nel libro Misinformation è riportato questo esempio a paragone di Ebola, HIV e Aids. Con un’identica narrazione: se prima erano gli untori a causare la peste, ora sono gli Usa che creano il virus HIV, l’ebola che deve limitare la crescita della popolazione africana, e i tumori sono una ricchezza per la cause farmaceutiche e medici compiacenti.

Siamo arrivati nell’era della cospirazione. Parte integrante della nostra cultura è l’idea del complotto: “Narrazioni che riducono la complessità del presente e hanno il ruolo terapeutico di trasferire l’ansia generalizzata, su paure specifiche.” Strumenti, quindi, che costituiscono risorse cognitive che soddisfano un bisogno di spiegare eventi inquietanti e sconosciuti, limitano la complessità della narrazione e l’incertezza da essi generati.

Quanto può essere lontano da un uomo che in fulmine vedeva la volontà di Dio?

Quindi buttiamo all’aria tutta l’informazione? Attendiamo gli alieni chiusi nelle nostre case?

Nel libro si acquisisce consapevolezza della fruizione delle informazioni, dei meccanismi in noi inconsci, creando un occhio clinico nel lettore: leggete sempre con attenzione, leggete tutti i tipi di narrazioni, e riflettete. Non è tutto oro ciò che luccica, ma non è nemmeno tutto da buttare.

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