Nuova settimana, nuovo appuntamento con la rubrica i Segreti di Cittanet. Nelle puntate precedenti ci siamo soffermati sul problema della libertà di stampa e delle due soluzioni proposte da Cittanet: il giornalismo partecipativo e il blog.
Il blog come uno strumento per essere liberi, per diventare editore di se stessi, per poter parlare, attraverso uno strumento proprio, senza alcun timore di essere censurati. Ma curare un blog vuol dire essere un giornalista? E’ legale? E’ regolamentato da delle normative?
Partiamo dalla definizione di attività giornalistica: “Quell’attività intellettuale che, utilizzando il mezzo di diffusione scritto, verbale o visivo, è diretta a comunicare ad una massa indifferenziata di utenti idee, convinzioni o nozioni attinenti ai campi più diversi della vita spirituale, sociale, politica, economica, scientifica e culturale, ovvero notizie raccolte ed elaborate con obiettività, anche se non disgiunte da valutazione critica.” Nella definizione di professione giornalistica, invece, c’è una piccola sfumatura: attività esercitata in modo continuativo a scopo di guadagno. “Per tutelare la libertà di espressione dell’articolo 21, la Corte non definisce abuso della professione giornalistica chi episodicamente manifesta il proprio pensiero con ogni mezzo di diffusione.”
Ma la realtà è ben diversa dalla definizione. Cominciano, infatti, le prime denunce da parte dell’Ordine dei Giornalisti nei confronti di coloro che esercitano la professione abusivamente, non essendo iscritti all’albo. Il caso più eclatante? La conduttrice più amata e odiata da tutti: Barbara D’Urso.
Siamo nel 2014 e Enzo Iacopini, presidente dell’Odg, denuncia la D’Urso per abuso della professione giornalistica, con la colpa di trattare casi di cronaca nera, senza le adeguate regole deontologiche, doverose per i giornalisti. La D’Urso, però, la fa franca e vince: può continuare a trattare i casi come meglio crede, in nome dell’Art. 21 della Costituzione. Non è naturalmente il solo caso, molti i conduttori e i blogger che potrebbero essere accusati di esercizio abusivo, come Fabio Fazio, Fabio Volo, Barbara De Rossi, Selvaggia Lucarelli che fa informazione, ha un blog ma non è iscritta all’albo, o la webtv di Pordenone, PnBox, accusata dall’Odg del Friuli Venezia Giulia di aver diffuso “gratuitamente notizie destinate a formare oggetto di comunicazione interpersonale specie riguardo ad avvenimenti di attualità, politica e spettacolo”.
Insomma potremmo elencare per tutto il giorno attività denunciate o criticate di aver fatto qualcosa che non gli compete, perchè non iscritti o registrati all’Ordine dei Giornalisti. La giurisprudenza ha sempre favorito la libertà di stampa, però. Fino ad arrivare ad una vera e propria normativa, Legge 103 che definitivamente riconosce l’attività editoriale dei blogger, dichiarandola legale, purchè non superi i 100.000 euro di ricavi. Per arrivare, infine, ad una delle ultime sentenze, nel 2016, del Tribunale di Roma che riconosce la dinamicità del ruolo del giornalista, che grazie ad internet diventa una professione in evoluzione. Per cui anche aggiornare blog e social risulta essere un’attività giornalistica “Il giornalista – scrivono i giudici – svolge una complessa attività di natura intellettuale, volta alla diffusione di notizie tramite vari strumenti di comunicazione (nei tempi recenti la notizia viaggia oltre che mediante tradizionale giornale cartaceo, anche attraverso la radio, la televisione, da ultimo, anche via internet) sicché l’attività stessa può atteggiarsi diversamente a seconda dello strumento di diffusione utilizzato.”
Il confine tra attività giornalistica e Art.21 della Costituzione sta diventando sempre meno netto rispetto al passato, quindi.
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