Chi è l'editore puro e qual è lo stato dell'editoria italiana? - Cittanet - Apri un sito nella tua città

Chi è l’editore puro e qual è lo stato dell’editoria italiana?

Qual è la situazione attuale del mondo dell’editoria?

“Una informazione assistita, condizionata, faziosa e incapace di pagarsi le bollette.” Così è descritta la situazione editoriale nel libro “Infomakers, Editori, Giornalisti, Blogger ai tempi della Post-Verità”, il libro che descrive completamente la mission di Cittanet.

Da tempo è stata decantata la macabra fine della stampa e dell’informazione, di quanto i giornali chiudono e i giornalisti lavorano più per passione che per denaro. Molti hanno raccontato la storia della fine del giornalismo e della fine dell’informazione. 

Ma se ci guardiamo davvero bene intorno tutti hanno voglia di informarsi: la necessità di informarsi, di sapere, è radicata, spontanea, naturale, quasi come respirare.

Forse, ciò che davvero è finito, è questo modello tradizionale del giornale italiano. Per comprendere il modello è necessario partire da una distinzione tra editore pure e impuro.

L’editore puro, cito testualmente Treccani, è colui che”Svolge unicamente attività editoriale, senza collegamenti a gruppi finanziari o partiti politici.” Insomma chi fa solo l’editore di mestiere, non ha le mani in pasta in altre attività. Continuo la citazione “In Italia le battaglie finanziarie per il controllo di alcuni importanti quotidiani e la chiusura di testate storiche hanno fatto parlare di scomparsa dell’e. p., nel senso dell’imprenditore che poteva permettersi di restare autonomo: la crisi più generale dell’editoria cartacea nel 21° sec. ha infatti colpito più gravemente gli editori puri. La definizione può riguardare anche quei mezzi di informazione che sono editi da cooperative di giornalisti e vivono soprattutto dei contributi statali all’editoria. I tagli a questi contributi, effettivamente operati o annunciati più volte da vari governi, secondo alcuni potrebbero far scomparire alcune testate e ridurre di fatto il pluralismo dell’informazione in Italia.” Gli editori impuri, insomma, sono gli editori del 21° secolo, sono coloro che hanno deciso di affrontare la crisi economica aggrappandosi a scogli scivolosi, come quelli finanziari o politici, determinando e limitando la loro libertà in favore della sopravvivenza del giornale.

E’ consequenziale, infatti, che se un gruppo politico o finanziario fa parte della società editoriale, è tutelato a prescindere da qualche tipo di inchiesta giornalistica. Come si potrebbe d’altronde? Ecco che l’informazione non informa, ma forma verso idee politiche ben precise, verso persone ben precise.

Il modello scricchiola nel momento in cui i fondi sono finiti: la macina di soldi si spegne, si spengono le luci delle redazioni, che chiudono giorno dopo giorno. I giornali non si vendono, i giornalisti non si pagano e la colpa è solo del web.

Così dicono gli altri, ma guardiamo le cose come stanno. Il web ha dato la parola a tutti, asini e geni, determinando l’apertura forzata di chi può esprimere la propria opinione. Le persone continuano ad informarsi, ma dove vogliono loro e decidono di cercare tutto sul web: gratuito, capace di rispondere ad ogni domanda, accessibile a tutti.

Quindi forse è arrivato il momento di guardare il film con altri occhi e capire quanto il modello tradizionale sia in via di estinzione, e seguire attentamente la sua metamorfosi.

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