L’idea di Cittanet nasce su quel terreno fertile risultato dalla crisi del WEB 2.0. sollevatasi da quando l’informazione è divenuta fruibile con immediatezza da chiunque, ma soprattutto da quando essa è divenuta fatta da chiunque, se è vero che ormai tutto è informazione. Qualcuno, tra cui Carlo Infante, ha messo in luce il problema dei confini: è ciò che è accaduto con le esperienze negli ultimi due decenni dei blog, delle piattaforme social come Facebook, che hanno confuso i limiti di ciò che è pubblico e ciò che è privato ed ognuno è in qualche modo diventato editore di se stesso.
Nell’epoca in cui chiunque ha accesso al reticolato, tanto in modalità inbound che outbound, caricando video, post, fotografie che trasportano informazioni, rispondendo con commenti, con altre foto, dicendo la propria, ripostando, soprattutto a tutt’oggi con l’utilizzo di devices mobili che rendono il tutto ancora più immediato, il tempo diventa immediatezza: stiamo parlando di attimi, di secondi, nemmeno di minuti.
La sensazione è quella di essere bombardati da troppa informazione, sia in termini di contenuti sia in termini di esaltazione di un solo contenuto, due derive che non possiamo tralasciare nell’analisi di cosa sia attualmente il Web e quali siano i rischi in corso.
Perché Cittanet rappresenta una risposta al problema? In primis perché non si cerca di arginare il problema, magari ignorandolo oppure auspicando ritorni ad un passato pre-web, non si cerca di costringere le cose ad essere diverse da quelle che spontaneamente risultano: certamente, ciò non significa affatto legittimare la deriva ma anzi, accettare l’esistenza di queste impetuose onde e invece che arginare il mare, canalizzarlo per creare, per fare, per essere attivi, operosi e non sudditi e succubi.
Le reti sono luoghi virtuali che hanno ormai la stessa qualifica del reale che hanno i luoghi fisici: l’influenza che hanno sul singolo e sulle comunità, gli scambi che in esse avvengono, commerciali, umani, emotivi, sono aspetti intralasciabili che vanno di molto a sfumare la dicotomia reale-virtuale; infatti la Realtà è Una, i livelli sui quali ci esprimiamo come umani e come cittadini sono molteplici. Per fare un piccolo esempio, in post-pandemia siamo ormai abituati alle lezioni online e ciò non permette all’alunno di essere meno attento perché la lezione non è meno reale. Infatti quelli delle rete sono veri e propri loci, luoghi di azione e di scambio, di affiliazione, di unione, di ritrovo; sono riempiti di logos, di concetti e di discorsi, dialoghi e racconti.
L’esperienza a Cittanet più vicina è forse Wikipedia: le parole chiave sono condivisione e partecipazione, chiunque può accedere alla piattaforma e contribuire alla crescita del sito in modalità inbound, ciò che viene pubblicato viene prima vagliato dall’autorevolezza di chi il sito lo gestisce, affinché al lettore giunga un’informazione il più possibile pulita ed oggettiva.
Ciò su cui Cittanet vuole porre l’accento è la territorialità. La nuova figura cui si fa riferimento è quella di Infomaker: egli è sia conservatore che progressista, scrive da e peril proprio territorio, dà voce a chi vuole esprimersi ma non sa come fare, aiuta chi ha voce per esprimersi e glielo rende fattibile. Gli Infomaker coniugano azione e informazione, si fanno portavoce dei molti, si mettono a disposizione della comunità in cui sono immersi, “come uomini che si incontrano sul ponte e negoziano i significati mettendosi al servizio della strada e del mistero comune.”