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Chi decide l’agenda setting?

Portare l’esperienza umana in luoghi in cui non è mai stata. Ballare sul bordo. Credere nel progresso. Siamo solo un granello, una goccia nell’onda del mare. Siamo partiti con una clava, in una caverna, ed eccoci qua. Il genere umano.

Non si può dire che non ci sia stato progresso nella storia del genere umano. Dovrebbe essere un convincimento naturale di tutti gli uomini: progredire è una legge della Natura o, quantomeno, della natura umana stessa. Tuttavia un maestro come Pierpaolo Pasolini, attento osservatore della contemporaneità, oracolo del futuro che stiamo vivendo, aveva ben chiara la differenza tra il Progresso e uno sviluppo disarmonico.

Ma veniamo al dunque. Spesso accade che i media si attardino in narrazioni ripetitive che fingono di esaurire la realtà in un unico argomento, problema e crisi, suggerendo un triste minimo comun denominatore di qualsiasi messaggio: “Ne stanno succedendo troppe, sii pessimista, chiuditi in casa e sii timoroso del futuro.”

Chi decide l’agenda setting del telegiornale? I media main stream hanno, per troppo tempo, deciso (e per la verità ancora decidono) quali debbano essere i temi importanti ed urgenti per i cittadini, scegliendone ciclicamente uno da preferire. Putin non ha forse sconfitto, in questi termini, il Covid nel giro di pochi giorni? E ancor prima, che dire delle interminabili ore in diretta con scafi di disperati “invasori”, esclusivo problema dell’Italietta gialloverde? Viene da chiedersi: il tema importante e urgente per noi è davvero solo quello? E lo è sino al punto che debba degenerare sistematicamente in una infodemia mediatica? Non è forse ora che l’informazione dei media tradizionali, organizzata conservativamente e corporativamente, venga finalmente percepita come “vecchia e stanca”?

In realtà la musica sarebbe cambiata o, meglio, abbiamo oggi a disposizione strumenti, se non strettamente di progresso, quantomeno di innovazione sociale. Infatti ora il media può essere partecipato da qualsiasi persona in modalità bidirezionale e anzi, ciascuno, evitando di fare il gadget alla corte dei novelli oligopolisti (che pure usano lo User Generator Content) può crearsi il proprio strumento ed essere editore di se stesso.

Se avessimo nel sistema una molteplicità di microeditori (editori puri) e di piattaforme partecipative aperte, amplieremmo l’Agenda Setting finanche, se necessario, ad invertirla, aggiungendo quei temi che vogliono salire dal basso.

Per la Redazione: Antonio Cilli, Editore.

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